Quando venne rapita e venduta come schiava, la Santa non era che una bambina. Il trauma fu tanto grande che la piccola dimenticò il suo nome: Bakhita, “fortunata”, fu l’appellativo con cui la chiamarono i rapitori. La Santa visse da schiava molti anni, durante i quali subì tremendi soprusi fisici e psicologici. Fu un console italiano a portarla in Italia, dove Bakhita si fece suora canossiana vivendo ogni giorno con intenso amore e intensa preghiera.